Se alla riva di Ferrara nel Medioevo quando intravedevano una nave marchigiana chiedevano un pedaggio di 25 libbre d’olio, doveva pur esserci un motivo: l’olio delle Marche già allora valeva più degli altri e veniva esportato in quantità verso Venezia e Milano.
Gli uliveti sono parte integrante del paesaggio marchigiano: gli alberi ritorti e nervosi, spesso secolari, e le loro foglie argentee che riflettono ovunque i raggi del sole sono il simbolo di una natura dura e sana, i cui pochi doni rasentano sempre o raggiungono l’eccellenza. Le qualità di olio extravergine della regione sono numerosissime, tutte caratterizzate da una bassa acidità.
Le olive più famose sono senza dubbio quelle ascolane, non solo per il tipico piatto che ne deriva. Grandi e carnose, sono protette dal marchio DOP che riguarda 62 comuni e vengono gustate in salamoia o, versione nota in tutto il mondo, ripiene e fritte.
Gli oli delle Marche continuano la secolare tradizione di gusto e sono spesso frutto di una lavorazione artigianale che riguarda piccoli appezzamenti di terreno, sovente confinanti con i vigneti. La produzione coinvolge molti contadini delle zone interessate, o è affinata dai viticultori che si avvicinano anche a questo splendido prodotto, come nel caso della fattoria Coroncino a Staffolo o di Mancinelli a Morro d’Alba, aziende che coniugano l’eccellente produzione vinicola a quella olearia.
Da citare, tra i migliori esperimenti nel settore, gli oli aromatici della ditta Giacani di Jesi. Il frantoio Giacani cura la produzione di cru d’olio selezionato proposto in bottiglie da un quarto di litro, dal sapore elegante e profondo. Oltre alla versione base, Giacani ha creato anche una serie limitata di olii al mandarino, al potacchio, al rosmarino. In ogni caso, girovagando per le campagne marchigiane troverete sempre un produttore d’olio che vi proporrà di assaggiare il suo tesoro versandolo su una fetta di pane casereccio.