Il turismo congressuale nella provincia di Ancona

 

 


Il Vino

  • 15 DOC. 2 DOCG. Grandi vini riconosciuti a livello internazionale, vincitori di innumerevoli premi, meritevoli dei migliori piazzamenti nelle guide più prestigiose. Ma anche vitigni autoctoni preziosi. Una storia che ha radici antiche: Annibale curava i cavalli con vino Piceno. Plinio il Vecchio citava il vino di queste terre come eccellente. Alarico, re dei Visigoti, portava con sé barili di Verdicchio per ritemprare i suoi soldati, imitato secoli dopo da Giuseppe Garibaldi. Insomma, il vino delle Marche è un’eccellenza che da sola meriterebbe una visita a queste terre.

    Il più diffuso e famoso è senza dubbio il Verdicchio della Vallesina, giudicato da Pietro Aretino il toccasana per tutti i mali. Colore paglierino, profumo delicato ma ricco di sfumature di pesca, mela, limone e biancospino, sapore deciso e asciutto e retrogusto amarognolo sono le caratteristiche principali del Verdicchio di Jesi, proposto anche nel tipo “Riserva” con almeno due anni di invecchiamento e un minimo di 12,5 gradi. La forza storica del Verdicchio e la sua robustezza sono state temperate negli ultimi anni da enologi e produttori che ne hanno ricavato un prodotto intensamente fruttato senza comprometterne le qualità naturali.

    Oggi il Verdicchio di qualità si trova ovunque nelle campagne marchigiane. Spiccano alcuni prodotti eccezionali, legati ai nomi di cantine all’avanguardia: la Umani Ronchi, il cui Plenio Riserva ha ottenuto i cinque grappoli della guida Duemilavini ed i tre calici di Veronelli, la Fattoria Coroncino, con la tiratura limitata del profumatissimo Gaiospino, la Bonci di Cupramontana che propone un San Michele estremamente vigoroso, e molte altre.

    Una variante ricca di sorprese e di personalità è il Verdicchio di Matelica, scelto da Garibaldi per infondere coraggio ai suoi soldati. Non dissimile da quello di Jesi, di colore paglierino e retrogusto amarognolo, questo vino nasce da un microclima non toccato dalle correnti marine che gli regala un corpo particolarmente denso e adatto all’invecchiamento.

    Tra i numerosi bianchi, va citato il Bianchello del Metauro, dal profumo dolce e dal sapore secco e fresco: è un vino armonico e meno impegnativo del Verdicchio, che denuncia una stretta parentela con il Trebbiano toscano. Il Falerio dei Colli Ascolani è un altro vino di buona beva: estremamente profumato, sapido e armonico ma con una nota acidula al gusto, è proposto con un minimo di 11,5 gradi e si presta ad accompagnare bene tutti i prodotti della zona.

    I vini rossi marchigiani non sono da meno dei cugini bianchi e vantano due prodotti di assoluta qualità, ormai noti agli appassionati di tutto il mondo: la Lacrima di Morro d’Alba e il Rosso Conero.

    La Lacrima è un vitigno recuperato in extremis che, come altri della Regione, stava per essere abbandonato. Il vino dal colore intensamente rubino ha un sapore estremamente caratteristico, con un marcato sapore di violetta ed un equilibrio instabile, quasi fosse una sinfonia di solisti piuttosto che un’orchestra collaudata: ma è proprio questo il suo aspetto più affascinante e gustoso. La Lacrima vuole essere bevuta entro il primo anno d’età: un lasso di tempo che mantiene intatti tutti i suoi ricchi profumi e le note di sapore.

    Il Rosso Conero, con l’olio marchigiano, stava tanto a cuore ai buongustai veneziani che questi, per vietarne l’esportazione verso la Lombardia, costruirono un castello dalle parti di Ravenna. Oggi è un vino eccezionale per robustezza ed armonia. Al sapore intenso di ciliegia selvatica e frutti di bosco, che si spegne in sentori di amarena e fico secco, si accompagna un profumo speziato e minerale. Il colore, coerentemente con il corpo di questo vino, è rubino e impenetrabile. Si abbina a piatti ricchi della tradizione marchigiana, ma non disdegna i toni dolci.

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